Il mediatore familiare è una di quelle figure considerate ibride, da non confondersi con quella dell’assistente sociale ad esempio, che perde la connotazione di neutralità e ha alle spalle un percorso formativo rigidamente delineato. La mediazione familiare è un processo volontario e strutturato che aiuta le famiglie in situazioni di conflitto, come separazioni o divorzi, a raggiungere accordi condivisi attraverso il dialogo: di conseguenza il mediatore familiare rappresenta una figura neutrale e qualificata che facilita la comunicazione tra le parti coinvolte, supportandole nell’individuazione di soluzioni che tengano conto dei bisogni di tutti, specialmente dei figli. Questo approccio mira a ridurre le tensioni e i contrasti, promuovendo una gestione costruttiva delle relazioni familiari, anche in contesti difficili in cui il rapporto tra le due parti in causa è in fase di dissoluzione: a fronte di un aumento nel 2024 di separazioni e divorzi, il ruolo del mediatore potrebbe rendere l’evento meno traumatico per le parti in causa. Questo approccio infatti si distingue dai procedimenti legali tradizionali poiché non si basa su decisioni imposte da un giudice ma su accordi raggiunti consensualmente. Ciò consente di preservare i rapporti personali e di creare un clima di rispetto reciproco. In molti paesi, la mediazione familiare è incoraggiata come alternativa o complemento ai percorsi giudiziari, grazie alla sua efficacia nel ridurre i tempi e i costi delle controversie.

L’importanza della mediazione familiare

Uno dei principali vantaggi della mediazione familiare è la possibilità di evitare lunghi e stressanti procedimenti legali. Grazie a un ambiente neutro e guidato, le parti possono discutere questioni delicate, come l’affidamento dei figli, la suddivisione dei beni o il mantenimento, in modo più sereno e razionale. Questo approccio si rivela particolarmente importante per il benessere dei figli, che spesso soffrono maggiormente a causa dei conflitti tra i genitori.

La mediazione familiare favorisce anche la responsabilizzazione delle parti. Attraverso il dialogo, i partecipanti imparano a comunicare in modo più efficace, sviluppando competenze utili non solo per risolvere il conflitto attuale, ma anche per gestire eventuali difficoltà future. Questo processo contribuisce a costruire relazioni più equilibrate e sane, garantendo una maggiore stabilità per tutti i membri della famiglia.

Al tema della mediazione familiare sono strettamente legati programmi formativi specifici, che includono corsi di laurea, master e certificazioni professionali. Un classico esempio può essere considerato un master sul Coordinamento Genitoriale: il corso dell’Unicusano prevede lo studio del diritto di famiglia affiancato però ad una trattazione della psicologia del conflitto e al contempo della pedagogia della famiglia. Questi percorsi accademici mirano a fornire le competenze teoriche e pratiche necessarie per operare come mediatori familiari.

La scelta del corso di laurea specifico

Esistono però anche alternative non altrettanto specifiche, ad esempio corsi di laurea in scienze sociali, psicologia o giurisprudenza, i quali offrono una solida base per comprendere le dinamiche familiari e i quadri normativi di riferimento. Il mediatore familiare svolge un ruolo cruciale nell’aiutare le parti a trasformare il conflitto in un’occasione di crescita e di cambiamento positivo. Per poterlo fare, deve possedere competenze in diverse aree: psicologia, diritto familiare, dinamiche relazionali e tecniche di negoziazione. L’obiettivo principale del mediatore non è imporre una soluzione, ma guidare le parti verso un accordo che soddisfi i loro interessi e bisogni. Questa figura rappresenta un ponte tra le diverse prospettive, promuovendo un dialogo costruttivo e focalizzato sulle soluzioni.

In molti paesi la mediazione familiare è integrata nel sistema legale come strumento complementare per la risoluzione delle controversie. In Italia, ad esempio, il ricorso alla mediazione è spesso raccomandato dai tribunali, specialmente nei casi in cui sono coinvolti uno o più minori. Dal punto di vista sociale, questo approccio contribuisce a promuovere una cultura del dialogo e della responsabilità condivisa, riducendo allo stesso tempo i costi emotivi ed economici delle separazioni conflittuali.

Scritto da:

Romano Calligari

Sono uno scrittore che ama guardare il mondo e le persone intorno a me. Amo scrivere di tutto ciò che mi interessa, motivo per cui scrivo per tutti i tipi di argomenti.